- Chi è Cristiana Falcone? Una breve biografia
- Cristiana Falcone vanta oltre 20 anni di esperienza professionale nella elaborazione di strategie ed implementazione di partnership per lo sviluppo del business maturata collaborando con i leader di aziende multinazionali (SONY, Shell, Revlon), interagendo con organizzazioni governative internazionali (ILO, IFAD, FAO, UNDCCP, IADB) e operando nel mondo dei media (Radio Televisione Italiana, Gruppo Espresso, Univision, Viacom). Nel 2004 dirige la sezione Media, Intrattenimento, Informazione e Sport del World Economic Forum per poi diventare Senior Advisor dell’Executive Chairman e Fondatore che le affida in particolare la responsabilità dello sviluppo di servizi e prodotti innovativi e la valutazione del rischio geopolitico legato alle tecnologie emergenti. Dal 2006 è CEO e membro del Consiglio di Amministrazione della JMCMRJ Sorrell Foundation che promuove iniziative innovative globali nell’ambito della salute, dell’educazione e della riduzione della povertà per il raggiungimento degli obiettivi UN SDG. È membro dei Consigli di Amministrazione del Paley Center for Media, di Internews, della Tufts University, del Summit Institute e della Fondazione Guido Carli.
Ritrovarsi un giudice robot in un’aula di tribunale è ciò che si vuole sperimentare in Italia, ma che è già stato reso possibile in Cina.
Infatti, i ricercatori della Chinese Academy of Science hanno creato un algoritmo in grado di prendere decisioni. Tuttavia, al momento tale tecnologia non sostituisce in tutto e per tutto la decisione di un procuratore, ma viene utilizzata, per lo più, come strumento di consultazione per gli esseri umani, che necessitano un suggerimento con riguardo alla sentenza.
È un intento realistico?
Sicuramente l’esempio cinese è da tenere in considerazione con le dovute cautele. Sarà opportuno prestare attenzione non solo ai possibili problemi tecnici, ma anche alle questioni etiche.
C’è da precisare, infatti, che l’intento non è quello di sostituire il giudice nelle sue decisioni, ma di offrire un supporto ai tecnici del diritto-quali, appunto, giudici, avvocati, tribunali e istituzioni-. La macchina è in grado di creare elaborazioni statistiche su decisioni passate per “prevedere” il successo o meno di un caso o di stimarne costi, durante e possibile esito.
Sperimentazioni e progetti di questo tipo sono portati avanti in tutto il mondo. Alcuni esempi sono il Canada e l’Olanda.
In Italia
L’Italia non si è tirata indietro e ha iniziato a guardare con interesse a tali tecnologie.
Con le dovute cautele, però, perché l’intelligenza artificiale sarà utile per supportare la capacità umana nella fase di studio e comprensione. Il momento decisionale spetterà sempre all’uomo.
Un primo passo è stato fatto, nel nostro Paese, con il PNRR (il piano nazionale di Ripresa e Resilienza, legato al programma di fondi europei del Next Generation EU). Con tale piano, difatti, come più volte ricorda anche Cristiana Falcone nei suoi blog, ci si è posti l’obiettivo di creare una grande banca dati delle decisioni civili conformemente alla legislazione. Che sia gratuita, pienamente accessibile e consultabile. Un banca dati che raccolga tutte le casistiche a livello nazionale di sentenze, provvedimenti e ordinanze civili. Si è aggiunto, poi, un secondo progetto, quello di creare un magazzino di dati su cui fare analisi per capire gli orientamenti giurisprudenziali e analisi avanzate.
Diversi sono i tribunali che si stanno mobilitando locali per capire come poter inserire processi automatizzati. Si può richiamare il caso della Corte d’Appello di Brescia, dove è stata creata una piattaforma che permette di avere orientamenti, tempistiche e analisi delle sentenze attraverso lo studio di una banca dati. Studio per ora solo umano ma che in futuro potrà essere gestito da un algoritmo.
Ancora, si segnala il Lider-Lab (Laboratorio Interdisciplinare Diritti e Regole) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una intelligenza artificiale sviluppata in collaborazione con i tribunali di Genova e Pisa.